domenica 24 febbraio 2008

Jelinek e il web: che “Invidia”



Il premio Nobel Elfriede Jelinek sta scrivendo un nuovo romanzo. Titolo: Neid (Invidia). Una bella notizia anche per gli italiani che hanno letto i suoi libri nelle edizioni Frassinelli, Einaudi, Castelvecchi. C’è, però, dell’altro. Elfriede Jelinek non consegnerà mai la sua nuova opera alle librerie. No, si affiderà al web.
La notizia era stata divulgata l’estate scorsa e pochi giorni fa il Sole 24 ore ha approfondito la questione dedicando all'argomento un pezzo di apertura sul domenicale culturale.
Scrive Flavia Foradini: “Parla del suo nuovo libro, Elfriede Jelinek, un “Privatroman”, un romanzo privato che esiste ma non vedrà la luce delle librerie, perché non verrà impresso sulla carta: “Mai”, dice risoluta la più seguita ed apprezzata scrittrice austriaca vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura 2004 per la sua capacità di scardinare con il suo favoloso virtuosismo linguistico i cliches della società dei consumi, gli infingimenti dei media, le ipocrisie delle retorica politica. Neid (invidia) , lo si può leggere soltanto in tedesco e soltanto sul sito della scrittrice austriaca , dove ha fatto capolino la primavera scorsa con un primo capitolo, cui ne hanno fatto seguito altri tre (...).
Contrariamente ad altri esperimenti di questo tipo, composti da autori di bestseller internazionali, per chi in Internet apre http://www.elfriedejelinek.com/ la lettura è del tutto gratuita: “Volevo che fosse un accesso libero. Se a qualcuno poi il mio romanzo non piace, con un clic se ne può allontanare senza lasciare traccia”.

Il Sole 24 ore ne aveva già parlato lo scorso luglio con un articolo di Stefano Salis che fece una considerazione cruda, anche se in certi casi condivisibile: “Il web pullula di inediti (la stragrande maggioranza tale perché privi dei requisiti di base per arrivare alla pubblicazione cartacea) ma, lentamente, si riempie anche di contributi originali – e non parliamo dei blog letterari, il più delle volte stucchevoli elenchi di gusti personali dei titolari – di autori già editi o che, magari, godono di solida fama (in Italia, il caso di Wu Ming è esemplare).”. Ma che contribuì al dibattito sottolineando che “il fatto che un Nobel – che di certo non avrebbe problemi a trovare chi lo pubblichi e, anzi, sul web rinunci, presumibilmente, a lauti guadagni per sé e per il suo editore – rinunci alla carta, fa pensare che la stessa percezione di cosa sia la letteratura (di che ruolo abbiano, e chi siano gli scrittori) si stia modificando”. Se conoscete il tedesco, la Jelinek è già on line.

9 commenti:

lauraetlory ha detto...

Non conosco il tedesco ma l'iniziativa della Jelinek mi trova d'accordo e, checche' ne dica l'inclito Stefano Salis, il web giorno dopo giorno dimostra che esistono scrittori validissimi che non riescono ad accedere alla carta e che, proprio per la necessita' insita nello scrittore di comunicare il proprio pensiero, accedono al Web per condividere cio' che hanno scritto. Certo, cosi' si privano della possibilita' di fare della propria scrittura una fonte di sostentamento. Ma sarebbe interessare fare un'inchiesta e scoprire quanti, tra gli strombazzati fabbricatori di bestseller italiani, riescano veramente a vivere con i diritti d'autore. A me vengono in mente: Faletti (e' l'unico che abbia detto quanto ha guadagnato e la goduria di aver comprato venti appartamenti di pregio in altrettante citta' italiane con i proventi dei suoi romanzi) poi... Ammaniti, forse. Veronesi? Puo' darsi. Ah gia', Moccia sicuramente (pero' mai dimenticare che tutti hanno un altro e ben remunerato lavoro) e via elencando.
La scrittura, ahinoi, non garantisce ricchezza, non garantisce successo, non garantisce fama imperitura. Si scrive perche' si sa, si puo' e, soprattutto, si deve.

Anonimo ha detto...

Cara Laura et Lory sono d'accordo con voi, tranne su un punto. Per la Jelinek è troppo facile fare una scelta simile. Lei potrebbe anche scriverlo su un rotolo di carta assorbente, il suo romanzo, troverebbe ugualmente milioni di lettori disposti a leggerlo.
Il "caso" è interessante, non v'è dubbio, ma non ho ancora visto un esordiente che scrive per il web e solo sul web e che diventi uno scrittore osannato.
Può darsi che ci voglia solo tempo. Su questo potrei essere d'accordo.

Gerypa ha detto...

Non so, sono un lettore feticista. Voglio carta, copertine, pieghe... Tra un libro gratis online e uno a pagamento in formato analogico scelgo senza dubbio il secondo.

lauraetlory ha detto...

@ gerypa, ti capisco, anch'io ho casa piena di libri. Ma online ci sono cose valide, bisogna solo aver pazienza e scoprire un nuovo modo di apprezzare la lettura. Poi, magari, si diventa feticisti degli e-book, chissa'...

Gerypa ha detto...

@lauraetlory. So quanto di buono c'è online. Per anni ho cercato di appassionarmi alla lettura su videoterminale (si diceva così, ricordate?), ma non ci riesco. E' un problema personale e il mio uso non fa legge.

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo la Jelinek si può permettere questo ed altro....

BitLit ha detto...

Per leggere 'Tina, l'interessante rivista elettronica letteraria di Matteo Bianchi (il link è qui accanto) mi affido alla mia stampante. Non riesco a leggere i racconti direttamente sul PC.
E' una questione di abitudine: sono certa che i miei figli non avranno alcuna difficoltà a farlo, un giorno. Magari i tablets funzioneranno davvero, magari il kindle di Amazon dotato di connessione wi-fi collegabile ad archivi di milioni di titoli scaricabili sarà un aggeggio normale e scontato, tanto quanto il nostro telefonino. Magari.
Per adesso la carta continua a far parte della nostra vita.
Ma il dibattito sulla qualità delle opere letterarie e creative sul web passa anche da altri piani di riflessione. In rete circolano oscenità e belle realtà. Credo che il web sia stato foriero, in questi anni, di interessanti esperimenti, di bellissime avanguardie, ma credo che siamo ancora lontani da uno standard di qualità diffuso. Perchè? Perchè la libertà di pubblicarsi da soli prevede anche il qualunquismo, lo scriversi addosso, la mediocrità. E' un rischio calcolato. E' un prezzo che i lettori devono pagare. Ma meglio pagarlo anzichè bloccare il cammino on line. Ecco perchè sono totalmente d'accordo con Lory et Laura quando parlano di "condivisione" e di imperativi di scrittura, ma anche con Valeria e con Gery, con i quali condivido certe (sacrosante) perplessità.

BitLit ha detto...

@lauraetlory: perplessità o non perplessità, sto iniziando a leggere il vostro primo capitolo de "Le colpe dei padri". ;-)

Anonimo ha detto...

Avrei preferito che il romanzo fosse andato "anche" sul web, ma non solo sul sito...