domenica 25 maggio 2008

Meglio i libri o meglio i blog?


Steven Poole è uno scrittore, compositore e giornalista britannico. Ha scritto Unspeak (2006) e Trigger Happy (2000). Questo articolo è uscito sul suo blog con il titolo Fugitive pieces.

Internazionale lo ha tradotto e messo in rete qualche giorno fa. L'ho trovato molto interessante.



Abbiamo ancora bisogno dei libri? Alcuni lettori del mio blog hanno posto l'accento sul successo economico di molti blogger e credono che quella sia la strada del futuro: gli scrittori dovrebbero smettere di scrivere i libri per intero prima di cercare di venderli perché oggi esiste la pubblicazione istantanea sul web, più immediata e all'avanguardia. Ma che ne sarà così della qualità della scrittura?Credo che i blog siano un ottimo strumento per discutere sui temi di stretta attualità. Quelli che ammiro di più spesso sanno confutare le posizioni ufficiali in modo brillante, con analisi approfondite e battute divertenti. Ma non ho dubbi: scambierei all'istante tutto quello che ho letto nella blogosfera nell'ultimo anno per una copia del magnifico libro di Denis Johnson Tree of smoke.C'è un motivo per cui un futuro Denis Johnson non pubblicherà mai un capolavoro a puntate su internet? Secondo me sì, e dipende da una combinazione di tecnologia, struttura sociale e capacità di durare nel tempo. Visto che scrivo libri, articoli e post, vorrei raccontarvi la mia esperienza personale.

Tagliare, tagliare, tagliare

Quando scrivo un libro ho a disposizione mesi o anni. Raccolgo parole in capitoli che poi rileggo, taglio e faccio leggere ai miei amici perché li smontino senza pietà. Ci rimango malissimo a ogni critica, poi capisco che avevano ragione e correggo di nuovo. Poi mando tutto a un copy editor che passa il libro al setaccio e mi fa notare che uso la parola "così" troppo spesso. Rileggo tutto, inserisco le ultime correzioni e il libro va in stampa. A quel punto entrerà a far parte della British library e ci rimarrà per molto tempo. Se ho fatto un errore veramente imbarazzante potrò correggerlo solo nella ristampa, sempre che ce ne sia una.Quando scrivo un articolo ho a disposizione ore o giorni. Scrivo il doppio del necessario e poi taglio fino a che non raggiungo il numero di parole stabilito. A quel punto lo mando al giornale e forse un editor mi chiamerà per farmi un paio di domande, permettendomi di chiarire una frase o di correggere un refuso. Se ho fatto un errore veramente imbarazzante sarà segnalato nelle correzioni del numero successivo, ma non tutti quelli che avranno letto l'articolo originale leggeranno la correzione.Quando scrivo un post ho a disposizione ore o minuti. Il caffè entra in circolo e le mie dita diventano velocissime. Nessuno lo vede finché non clicco il tasto "pubblica" e comincio a controllare ossessivamente il traffico sul sito. Se ho fatto un errore veramente imbarazzante qualcuno lo sottolineerà nei commenti, con più o meno ostilità o sarcasmo. Per me il senso di un post non è spaccare il capello, ma provocare una discussione interessante.Come avrete capito, uso la massima cura quando scrivo un libro: in quel caso non posso sbagliare e il contributo di tutte gli occhi che rileggono il testo è fondamentale. Questa è solo la mia esperienza personale e forse molti blogger dedicano grande attenzione alla revisione di un post. Le distinzioni sono fluide, e lo sono sempre state: si dice che Dostoevskij abbia scritto Il giocatore in soli ventisei giorni per pagare i debiti di gioco. Charles Dickens, invece, pubblicava i suoi libri a puntate sui giornali e poi non cambiava quasi nulla nelle edizioni rilegate. L'idea che oggi i blog possano accantonare altre forme di scrittura è paragonabile a quella di un autore settecentesco che scriveva solo pamphlet senza pubblicare satire o romanzi. Forse il libro così come lo conosciamo sarà un fenomeno storico effimero, basato su una particolare tecnologia, durato solo mezzo millennio. Se così fosse lo rimpiangeremo. Le conversazioni tra blogger durano ore o giorni, ma le conversazioni tra i libri possono durare secoli.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo in tutto e per tutto

Anonimo ha detto...

Abbiamo bisogno degli uni e degli altri, oggi più che mai: dei libri per ricevere, dei blog per "scambiare" contenuti, idee, sentimenti, progetti.
Ciao, mi fa piacere averti trovato!
www.torietoreri.splinder.com