giovedì 31 gennaio 2008

Un tam tam di pixel


Il rapporto tra la letteratura, i libri, la scrittura e i nuovi media mi ha sempre affascinato. Ho da poco intrapreso una ricerca su questo tema e spero che condividere quesiti, spunti e impressioni su un blog possa essere la strada giusta per trasformare il mio percorso in un’esperienza viva e godibile. Scelgo di fare “battezzare” questo primo post a Massimo Maugeri, uno scrittore catanese che ha fatto del suo web log una vetrina intelligente, riconosciuta ( ma non ce n’era bisogno) anche dai giornali di carta. Nel suo Letteratitudine Massimo lancia due quesiti, commentando un articolo di Panorama ed un altro apparso su Tuttolibri. Primo: “Dando per scontato che, per quanto concerne l’acquisto dei libri, il web (considerato nel suo complesso) ha un suo potere persuasivo, ritenete che tale potere sia effettivamente paragonabile a quello tradizionale delle recensioni pubblicate sui giornali (sempre considerate nel complesso) ?
Secondo: “Internet ci salverà dal finire al macero. Articolo interessante in cui si propone agli editori di mantenere in catalogo più titoli possibile, evitando il macero, basandosi sullo slogan «selling less of more»: gioco di parole che si potrebbe tradurre (credo) con «vendere di tutto un po’». Ritenete che, in effetti, «vendere di tutto un po’» sarà l’inevitabile futuro per l’editoria?
Insomma, il tam tam di consigli che parte dal web su questo o quell'altro libro vale quanto una buona recensione su una grande testata?
E'vero che l'unica salvezza per gli editori sia abbassare la qualità a vantaggio delle vendite? Proviamo a rispondere.

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Come se Rosa Maria non avesse tanti impegni...fa pure un blog.
Cmq in bocca al lupo.
Parti con un argomento importante. Cultura tradizionale o new media? Io sono troppo giovane per non rispondere che sia meglio il "new".
AUGURI!!!!!
Buon blog!

Anonimo ha detto...

Sono commosso. In un mondo di governi posticci e veline pasticciate trovi pure la voglia di pensare al tuo nobile e grande amore.
Non tutto è perduto dunque.
Auguri, auguri, auguri.
Riguardo al tema credo che anche nel web ci sia spazio per una buona divulgazione culturale. Basta saper discernere tra l'intelligenza e la stupidità, e questo vale anche per le recensioni sulla stampa tradizionale.

Anonimo ha detto...

Complimenti Rosa Maria! E auguri per questa nuova creatura... Proviamo a discutere un po'.
Credo che l'apporto di Internet alla divulgazione dei libri sia stata importantissima in questi anni. Pensa alla rapidit� con cui si pu� accedere alla bibliografia di un autore, a come ci si possa incuriosire di questo di quel titolo, alla voglia di sapere come la pensano gli altri. Io leggo spesso le recensioni su Internet, sui blog, sui siti ufficiali e ufficiosi; quando avevo vent'anni tenevo da parte scatoloni di ritagli che finivano per ingiallire e macerare in cantina. Eppure ci tenevo tantissimo. Oggi archivio sui "preferiti" . Non mi fido ciecamente, ma questo avviene anche con gli articoli su Repubblica o sul Corriere. Cataloghi ampi e di poca qualit� Il rischio � fortissimo ma non credo che andr� peggio di come va adesso. Semmai la domanda � come possiamo, noi naviganti, fare in modo che le cose migliorino?

Anonimo ha detto...

Cara Rosamaria, sono passata a visitare il tuo blog nuovo nuovo e mi piace lasciarti lo stesso commento che ho lasciato da Massimo che frequento da un po'.
A presto.

Il passaparola sul Web per me funziona eccome. Da quando io e Lory abbiamo aperto il blog ho acquistato una quantita' di libri di scrittori assolutamente esordienti e a noi sconosciuti, libri che non avrei mai incontrato, comprato e letto. Riguardo invece alle recensioni sui giornali, a me di solito fanno l'effetto opposto: piu' un libro viene osannato e piu' mi cresce il fastidio. Motivo per il quale sono una scarsissima lettrice di best-sellers e primi in classifica.
Riguardo alla seconda domanda: a me sembra veramente assurdo che le case editrici mandino al macero copie di libri che hanno stampato. Odio quanto cerco un titolo e mi dicono che non e' piu' in catalogo. Perche'? Te lo portavi sul groppone? Ti pesava? Alimentava troppi pesciolini d'argento in magazzino? Da questo punto di vista trovo che l'idea del vendere "di tutto un po'" piuttosto che puntare a spararsi tutto e subito sia la strada piu' conveniente editorialmente parlando, ovviamente se si pensa alle piccole case editrici. Da questo punto di vista apprezzo molto la Di Salvo che all'ultima fiera Piu' libri piu' liberi ha portato nello stand anche il libro di Francesca Serra EL DUENDE, sebbene risalga ormai al 2005, se non al 2004. E' un ottimo libro, perche' dovrebbe uscire dal catalogo? Non riesco ad abituarmi ai ritmi frenetici con cui si macina tutto, dai titoli dei libri ai film programmati nei cinema. Non faccio a tempo a pensare: voglio comprarlo o voglio andarlo a vedere, che scopro che e' gia' stato sorpassato. La lettura, sebbene io sia una lettrice molto veloce ed onnivora, e' l'elogio stesso della lentezza, della riflessione. Un libro e' uno scrigno che contiene spunti infiniti, sempre disponibili ad essere colti ad ogni rilettura. Quindi un libro non puoi trattarlo come un pantalone a vita bassa, uno stivale con la punta, un cd di Sandy Marton. Un libro ha diritto ad una vita lunga, lunghissima e quindi deve rimanere disponibile nei cataloghi, pronto per essere colto e scoperto.
Laura

Anonimo ha detto...

Eccomi qui a darti il benvenuta nel magggico mondo dei blog!

Riguardo al discorso sul potere persuasivo, mi sento di contribiure con questa riflessione: da diversi anni la dimensione del web ha saputo frantumare le distanze - spesso continentali - che separano scrivente e lettore, attraverso dettagliati meccanismi di "personificazione". La sensazione è quella di poter toccare più da vicino la sincerità di chi ci parla, il suo posto nel mondo e la sua onestà intellettuale.

Pensa a te stessa: una giornalista, che esercita la sua professione, ma che puoi leggere anche in panni più comodi, sul suo blog.

E' indubbio che la fiducia dei tuoi lettori nei confronti di quel che hai da dire, per lavoro o per passione, ne beneficierebbe.

Sul futuro dell'editoria te lo dico alla prossima puntata, ché al momento non mi sento in grado di poter liquidare la cosa in due righe. :P

R.

Anonimo ha detto...

Noooo, non ci posso credere. La donna più "dietro le quinte " ( e che quinte) che io conosca, la professionista del ghostwriting più discreta che esista, ha buttato alle ortiche il suo pudore e si è data al blog di nicchia. Senza pseudonimi e pure con foto. Fossi uomo ti sposerei.
Sei rimasta la stessa dagli anni belli.

Anonimo ha detto...

E aggiungo che per me i libri sono carta e basta. Stessa cosa vale per le recensioni e per i giornali. Il web non mi ha aiutato a leggere meglio. Il tam tam lo faccio tra amici e tu sei una di quelle che sa esaltare o distruggere un libro come pochi. Capisco l'entusiasmo ma diamo a Cesare quel che è di Cesare.

Anonimo ha detto...

@Marano e Parente aretuseo: diciamo la verità. Non siete affatto stupiti...
@Pedalino: sì Antonio, anch'io ero una grande "ritagliatrice" ed è indubbio che il web stia rendendo un indubbio servizio di memoria alla letteratura.
@laura et lory: gli esordianti sono indubbiamente avvantaggiati da Internet, sia per la possibilità di avere una vetrina (un blog, un sito, un forum) un tempo impensabile, sia per la velocità e la facilità con cui si possono inviare testi e rintracciare occasioni.
@pirru: bella l'equazione possibile visibilità/onestà intellettuale
@valeria: eh eh, sei sempre tu. sempre la solita...
- E grazie a tutti per il benvenuto!

Anonimo ha detto...

Cara Rosa Maria,
Per quanto mi riguarda, dovrei esplorare meglio le potenzialità del web per la promozione letteraria.
In ogni caso la più grande aspirazione per un uno scrittore autentico è quella di pubblicare con editori che difficilmente manderanno al macero libri e autori del loro catalogo, come "Adelphi" o la neonata "Excelsior 1881", che ha pubblicato recentemente un inedito di Curzio Malaparte.

Anonimo ha detto...

Certamente è interessante stabilire come sta cambiando con internet l'editoria; ma ti chiedo se pensi che sia cambiata, o stia cambiando, la scrittura.
Per tentare un parallelo, consideriamo l'epidemia scoppiata nell'ultimo paio d'anni: tutti vogliono comunicare per immagini e molti provano a trasformarsi in registi. Eppure il cinema resta un'altra cosa.
E la scrittura? La scrittura buona per internet mi pare soprattutto quella frammentaria. La cosa che mi attrae di più è la brevità, tutte le forme di espressione concise - stile haiku - che trovi sui messenger o in certi forum. "Scrittura frammentaria" è un'espressione che fa tornare in mente una citazione dai "Taccuini"di Jean Baudrillard. Cavolo, com'è facile ritrovarla via google (questo pozzo senza fondo di citazioni)!
"La scrittura frammentaria - annotava - è in fondo la scrittura democratica. Ogni frammento gode d'una eguale distinzione. Il più banale trova il proprio lettore eccezionale. Sicuramente, ogni frammento potrebbe diventare un libro."
Quando la lessi mi sembrò un'enorme bestialità (anche perché B. non mi sta particolarmente simpatico). Ora non ne sono più tanto sicuro. E se avesse ragione lui?
Internet è discutibilissima, da ogni punto di vista, e come tutti i media tende a inventare continuamente formati e generi. Purtroppo molti dei nuovi generi sono semplicemente "simulazioni di verità". La scrittura invece (ho sempre pensato) è simulazione che si sforza di creare verità.
Ma adesso basta con tutte queste elucubrazioni a ruota libera. Verrò anch'io ogni tanto a curiosare in questo nuovo blog per tre motivi:
1) perché mi piace la tua aria di pigra mancata,
2) perché mi ha sorpreso che una giornalista del web provi il bisogno irresistibile di abbandonare la tastiera per andare a vedere che succede negli hotel di Librino,
3) perché spero di essere invitato a cena :-))
Quindi complimenti per la tua nuova impresa e un abbraccio.
Luciano

Anonimo ha detto...

Complimenti per il tuo blog.
Personalmente amo i libri e trovo osceno che gli editori possano mandare al macero le pubblicazioni invendute. Preferisco la formula, secondo me efficace, di mantenere in catalogo il maggior numero di opere.
Amo i libri, amo l'odore della carta, sia nuova che antica, ogni genere è il mio preferito (Bruno Vespa no eh, non esageriamo!)
Recentemente, tuttavia, ho scoperto il piacere di leggere e soprattutto quello di scrivere su un forum.
Internet ti dà la possibilità di accedere ad un pubblico vastissimo, attraverso il quale puoi arrivare a quello ristretto, realmente interessato a ciò che vuoi comunicare.

BitLit ha detto...

Dico la mia: leggo sempre con molta attenzione i contributi che i lettori lasciano in rete. Ho la presunzione di saper intuire se si tratta di una buona indicazione o di un pessimo suggerimento. Detto questo, leggo con interesse anche i recensori di carta; pure in quel caso mi affido alle mie buone intuizioni.
Quando poi vado in libreria scelgo in base a criteri diversi dalle mode del momento: perchè prima viene il classico che devo ancora leggere, perchè quell'autore mi è piaciuto e voglio conoscere gli altri suoi romanzi, perchè mi attrae un titolo, una suggestione, un suggerimento di un amico e tanto altro.
E in questo "altro" ci sono pure i suggerimenti ufficiali e non. Sui cataloghi il dibattito non è facile da liquidare in poche battute. Mi riprometto di tornarci molto presto, e con altre riflessioni.
R. Maria

BitLit ha detto...

@luciano: Benvenuto, non sapevo che fosse così evidente la mia "pigrizia mancata" e grazie per aver segnalato Baudrillard.
@lorenzo: beh, con il libro di Vespa sotto il braccio non ti vedrei proprio...

BitLit ha detto...

@domenico:bellissima e sacrosanta aspirazione. Mai abbandonarla.